Magyarázatként:   (forrás: SZTAKI olasz-magyar szótár)

A kismadár

Augusztus volt, egy szegény kis veréb
egy templom mélyén keresett menedéket
hogy sebesült szárnyát meggyógyítsa,
minek ártott a légpuska.
.
A gyóntatószék függönye mögül
a plébános tanúja volt ennek,
miközben a hívek a padokban ülve
buzgó imádságba merültek.

Egy nő észrevette a verebet,
megfogta és keblébe rejtette.
Egyszer csak csipogás hallatszott:
csip, csip, csip, csip.

Valaki felnevetett erre a madárhangra,
s a pap így kiáltott bosszankodva:
“Testvérek, akinek madara van,
az Úr házát, legyen szíves, hagyja el!”

A férfiak, kissé meglepődve e szavakra,
helyükről lassan felkászálódtak,
de a plébános a gyóntatószékből kirontva:
“Megállni, rosszul fejeztem ki magam!” – mondta.

“Gyertek vissza és ide hallgassatok:
csak az menjen ki, aki madarat fogott!”
Földre sütött szemmel, rózsafüzért morzsolgatva,
az ajtó felé indult minden asszony.

“Hova mentek, szerencsétlenek!
Maradjatok és ide figyeljetek,
csak annak beszélek
aki a templomban fogott madarat.”

Szófogadóan, bíborvörös arccal,
mind azonnal,
felkeltek az apácák
hogy elhagyják az Úr házát.

“Az ég szerelmére! – kiáltott a pap, -Nővérek,
gyertek vissza és nyugodjatok meg.

Itt az ideje bűnös testvéreim,
hogy eloszlassuk a félreértést:
csak az menjen ki, aki oly gaz,
hogy kezében most is madarat tart.”

Egy oldalkápolna rejtett zugában
egy lány majdnem rosszul lett erre,
így szólt vőlegényéhez elsápadva:
“Nem megmondtam! Észrevette!”

előadó: Andrea Boccelli

A verset Trilussànak tulajdonítják, de létezik egy régebbi változat is római nyelvjárásban, leközlöm mindkettőt.

Trilussa – L’uccelletto

Era d’Agosto e il povero uccelletto
Ferito dallo sparo di un moschetto
Andò per riparare l’ala offesa,
a finire all’interno di una chiesa.

Dalla tendina del confessionale
Il parroco intravvide l’animale
Mentre i fedeli stavano a sedere
Recitando sommessi le preghiere.

Una donna che vide l’uccelletto
Lo prese e se lo mise dentro il petto.
Ad un tratto si sentì un pigolio
Pio pio, pio pio, pio pio.

Qualcuno rise a sto cantar d’uccelli
E il parroco, seccato urlò: “Fratelli!
Chi ha l’uccello mi faccia il favore
Di lasciare la casa del Signore!”

I maschi un po’ sorpresi a tal parole
Lenti e perplessi alzarono le suole,
ma il parroco lasciò il confessionale
e: “Fermi – disse – mi sono espresso male!

Tornate indietro e statemi a sentire,
solo chi ha preso l’uccello deve uscire!”
a testa bassa e la corona in mano,
le donne tutte usciron pian piano.

Ma mentre andavan fuori gridò il prete:
“Ma dove andate, stolte che voi siete!
Restate qui, che ognuno ascolti e sieda,
io mi rivolgo a chi l’ha preso in chiesa!”

Ubbidienti in quello stesso istante
le monache si alzarono tutte quante
e con il volto invaso dal rossore
lasciarono la casa del Signore.

“Per tutti i santi – gridò il prete –
sorelle rientrate e state quiete.
Convien finire, fratelli peccatori,
l’equivoco e la serie degli errori:
esca solo chi è così villano
da stare in chiesa con l’uccello in mano.

Ben celata in un angolo appartato
Una ragazza col suo fidanzato,
in una cappelletta laterale,
ci mancò poco si sentisse male

e con il volto di un pallore smorto
disse: “Che ti dicevo? Se n’è accorto!”

 

Natale Polci – Er passero ferito

Era d’agosto e un povero uccelletto
ferito dalla fionda di un maschietto
s’anniede a riposà con l’ala offesa
in su la finestra di una Chiesa.
Da le finestre del confessionale
un prete intese e vide l’animale,
ma dato che da fori
aspettavan molti peccatori
richiuse le tende immantinente
e s’ammise a confessà la gente.
Ner mentre che la massa di persone
devotamente diceva l’orazione,
senza guardà pe niente l’uccelletto
n’omo lo prese e se lo mise in petto.
Allora nella chiesa se sentì
un lungo cinguettio: “Ci! Ci! Ci!”
Er prete a risentenno l’animale
lasciò di colpo er confessionale
e poi nel nero che sembrava pece,
s’arrampicò sul pulpito e li fece:
“Fratelli! Chi ha l’uccello per favore,
vada fori dalla casa del Signore”
Li maschi, tutti quanti in una volta
s’arzarono p’annà verso la porta.
Ma er prete a stò sbajo madornale
strillo: “Fermi, me sò espresso male!
Rientrate tutti e stateme a sentì:
chi ha preso l’uccello deve uscì!”
A testa bassa con le corone in mano
le donne s’arzarono pian piano
ma mentre s’andavano de fora
er prete urlò: “Ho sbajato ancora!
Rientrate tutte quante figlie amate
che io non volevo dì quer che pensate.
Io vò detto e vè ritorno a dì
che chi prese l’uccello deve uscì,
ma io lo dico a voce chiara e tesa
a chi l’uccello l’abbia preso in Chiesa!”
Le monache s’arzaron tutte quante
e poi col viso pieno di rossore
lasciarono la casa del signore.

da PensieriParole