Re Mattia, quando non era ancora sposato, aveva un servo fedele a cui un giorno disse :
– C’è una pietra sul bordo della strada principale. Mettiti accanto e di’ a tutti i passanti di spellare la pietra. Questo è il volere del re, che darà un premio a chi ci riesce. Voglio provare l’intelligenza del mio popolo!
Il servo andò e si mise accanto alla pietra. Disse a tutti del desiderio del re, ma questi facevano spallucce:
– E come mai si potrebbe spellare una pietra?
C’era chi ci provò lo stesso, c’era chi lasciò perdere. Arrivò un siculo con la figlia. Il servo disse loro di aiutare quelli che stavano provando a spellare la pietra. Ma la ragazzina disse:
– Padre, bisogna dire al re Mattia, che prima si dovrebbe togliere il sangue alla pietra, e solo dopo potremmo spellarla.
Il siculo  guardò la figlia e annuì, poi si recò a Buda, presentandosi davanti al re Mattia. Ripetè al re quello che gli aveva suggerito la figlia, e questi gli chiese:
– E tu come sapevi che si doveva togliere il sangue alla pietra? Accidenti come sei furbo!
Ma il siculo non voleva mentire e gli disse che era stata la propria figlia a conoscere la risposta giusta. Il re si meravigliò, ma gli piacque la sua onestà. Diede al siculo tanti soldi e due noci. Poi gli disse:
– Di’ a tua figlia, che deve piantarle, ma in modo tale che crescano senza tronco. Dopo che sono cresciute, deve venire da me, magari la sposerò.
Il siculo perplesso, portò a casa le due noci e, dandole alla figlia, le disse:
– Adesso sì che il re ti ha fregata!
Ma la ragazzina sorrise, poi ruppe le noci e le mangiò. E poi aspettava. Aspettava anche il re la risposta della ragazza. Passato qualche tempo la ragazza disse al padre:
– Padre, ora può andare dal re a dirle che sono cresciute le noci.
Intendendo per le noci i seni che cominciavano a spuntarle. Il siculo andò a Buda e portò il messaggio al re. Mattia l’ascoltò e gli diede due fili di canapa con cui la ragazza avrebbe dovuto tessere una cuffia per la residenza reale. Diede di nuovo tanti soldi all’uomo. Quello, rattristito, tornò a casa, e disse alla figlia:
– Ora non so proprio come te la caverai!
E le raccontò dell’ordine del re. Ma la ragazza prese due pezzi di truciolo che stavano nel cortile, per terra, e disse al padre:
– Padre, vada dal re e gli dica che prima faccia di questi trucioli il telaio e tutta l’attrezzatura necessaria, e poi tesserò la cuffia con la canapa che mi ha dato.
Il padre tornò di nuovo a Buda. Re Mattia gli disse questa volta:
– Di’ a tua figlia che la mia soffitta è piena di giare bucate, se le raccomoda, avrà un principe per marito.
La ragazza rispose che lei lo avrebbe fatto volentieri, ma prima si sarebbero dovute rovesciare le giare, perché non si rattoppa dal diritto!
Allora il re disse all’uomo:
– Di’ a tua figlia, che se è tanto furba, venga da me a Buda, ma in questo modo: né sulla strada, né sul bordo, né vestita, né spogliata. Porti un regalo e non lo porti nello stesso tempo e, quando entra saluti e non saluti!
– Cielo, ora sono proprio guai! – disse a casa il povero siculo.
Ma la ragazza prese un passerotto e lo mise tra due setacci: sarebbe stato il suo regalo. Poi, per vestito, indossò la rete da pescatore, che aveva suo padre. Avevano anche un somaro, gli prese la coda seguendolo. Così non sarebbe andata proprio sulla strada, ma sulle orme del somaro. Quando arrivò davanti al re, si inchinò senza dire niente: salutò senza salutare. Per vestito aveva la rete: era vestita e spogliata nello stesso tempo. Tirò fuori il passerotto e alzò il setaccio di sopra. L’uccello volò via subito: era un regalo che non c’era più. Visto che la ragazza era brava e bella, oltre che intelligente, il re la sposò, facendo una cerimonia regale.
Vissero in armonia per un po’. Un giorno, però, c’era grande mercato nella città con tanta gente e tanti carri uno vicino all’altro. Così è successo che la cavalla di un uomo povero si coricò sotto il carro di un altro e partorì un puledro. Quando il padrone vide il puledro, volle tirarlo fuori da sotto il carro, davanti a cui non c’era nemmeno un cavallo. Però, il proprietario del carro glielo impedì, dicendo che poiché il carro era suo, di conseguenza gli apparteneva anche il puledro. Andarono chiedere giustizia al re, che diede ragione al proprietario del carro. L’altro era molto rattristito ma, mentre usciva dal palazzo, sentì dire che la regina era molto più competente di suo marito. Così, si recò dalla regina e le raccontò la sua storia. La regina l’ascoltò con attenzione, poi gli disse:
– Non ti preoccupare, fa’ come ti dico io: prendi una rete da pescatore e dei remi, va’ nel campo e fa’ finta di pescare!
Così fece. Quando il re vide la scena, lo fece chiamare e gli rimproverò la sciocca azione: pescare nel campo, dove non ci sono pesci!
L’uomo, istruito dalla regina, rispose:
– Certo, che non ci sono, come neppure un carro può fare dei puledri!
Il re si infuriò:
– Disgraziato! Ho capito che è stata mia moglie a consigliarti così. Per te va bene, ti faccio ridare il puledro, ma lei la pagherà cara!
E, infuriato, corse subito dalla moglie e le disse che avrebbe dovuto lasciare subito il palazzo. La regina, rattristita, gli disse:
– Va bene, me ne vado, ma fammi portare con me la cosa che mi è più cara.
Il re acconsentì volentieri.
La regina si trasferì subito in una casa molto povera. Sapeva che il re si addormentava subito appena si recava a letto. Così, la notte tornò con quattro uomini nel palazzo, che presero le quattro punte del lenzuolo su cui dormiva Mattia, trasportandolo nella casa povera. La mattina, quando si risvegliò, il re si meravigliò di trovarsi là.
– Ma come, dove sono? Chi ha osato portarmi qua?
Rispose la regina:
– Mi hai permesso di portare con me quello che mi è più caro: te stesso !
Allora il re si pentì del suo comportamento, vedendo l’amore di sua moglie, e vissero sempre felici nella reggia.

* Nota: siculo di Transilvania (székely) = abitante della Transilvania, territorio che una volta fece parte dell’Ungheria, oggi appartenente alla Romania. Da non confondere con siculo (siciliano). Vedere Siculo di Transilvania Terra dei Siculi, voci di Wikipedia