Mattia Corvino (1440 – 1490)

Mattias era figlio dell’eroe János (Giovanni) Hunyadi, che si era distinto nelle battaglie contro i turchi. Al suo nome si lega la vittoria di Nándorfehérvár (oggi Belgrado) nel 1456, che fu talmente importante, che il papa ordinò in tutto il mondo cristiano di suonare le campane a mezzogiorno per ricordare l’evento. János è morto subito dopo la battaglia a causa di un epidemia, che decimava i soldati.

All’epoca regnava V.Ladislao, re debole e giovane, cresciuto nella corte dell’imperatore Federico, che lo teneva come pegno insieme alla corona ungherese per assicurarsi il potere sull’Ungheria. Il re, influenzato da alcuni potenti nobili, che erano gelosi del potere dei Hunyadi, si convinse che i figli dell’eroe (Ladislao e Mattia) lo volessero detronizzare, perciò con inganno li chiamò a Buda, dove furono imprigionati. Il fratello di Mattia fu in segreto decapitato, è il suo nome infangato, come traditore. Il malfatto causò tanto scandalo, che travolse tutto il paese. Gli scontenti si armarono e si avviarono verso Buda. Il re, spaventato, fuggì a Vienna, poi a Praga, portando con sé Mattia, che allora aveva 17 anni. Il re morì in circostanze misteriose, e Mattia dovette sposare la figlia del re ceco per ottenere la libertà. Mattia ritornò a Buda, dove il parlamento lo elesse ad unisono re. Fuori decine di migliaia di persone, soldati e civili aspettavano il risultato, e la loro gioia era indescrivibile.

Con il regno di Mattia cominciò una delle (poche) epoche più felici per l’Ungheria. Organizzò il suo esercito fortissimo – la famosa Armata Nera – con cui liberò i Balcani dai turchi, che poi chiesero la pace. Dovette fare però i conti con nemici molto più insidiosi, come l’imperatore Federico, che cercava accaparrarsi il trono con ogni mezzo, e non esitava a rompere i suoi giuramenti. L’imperatore faceva doppio gioco, e tramava col re ceco e col re polacco contro Mattia. Mattia ha dovuto occupare il castello di Vienna per costringere l’imperatore a rispettare gli accordi fatti.
I paesi occidentali lo sostenevano solo con belle parole, ma mancavano di aiuto concreto nelle battaglie, però non esitarono a chiedergli aiuto quando i turchi attaccarono Otranto, che lui generosamente accordò. I turchi alla notizia dell’arrivo degli ussari si ritirarono.

Tra i nemici aveva anche alcuni nobili potenti, che sull’istigazione dell’imperatore organizzavano una rivolta, che non fu sostenuta né dal popolo, né dalla piccola nobiltà e così finì in ridicolo. Mattia era sempre pronto a perdonare, aveva pure troppa pazienza coi suoi nemici.
Era molto colto e si è circondato da scienziati ed artisti. Chiamò dall’Italia i migliori architetti, pittori, scultori per abbellire il castello di Buda, il quale – secondo le parole dell’inviato papale – non aveva rivali nemmeno in Italia, nemmeno il palazzo di Salomone poteva essere più splendente. La sua biblioteca fece invidia in occidente e in oriente. Purtroppo ne è rimasto ben poco dopo il dominio turco di 150 anni.

Mattia pretendeva tasse pesanti, e rese il servizio militare obbligatorio in caso di necessità, che era indispensabile per la difesa del paese, specialmente quando dovette combattere da solo i turchi e tener d’occhio gli altri suoi nemici. Sebbene severo, Mattia era giusto, ed usava la stessa misura per poveri e potenti. Attorno la sua figura si tessevano tante leggende e fiabe in cui egli – qualche volta travestito – prendeva la parte del debole e faceva sì, che la giustizia trionfasse sempre. Quando morì (avvelenato?), tutto il paese era in lutto e si diceva: “Morto Mattia, addio giustizia”. Infatti era così.
Per i dati storici ho attinto dal volume: ” Benedek Elek: Hazánk története “

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